I contadini del Giappone medievale (periodo Edo) e, in generale, la popolazione più povera, per difendersi dalle varie razzie di clan locali dovettero ricorrere all’uso di armi che molto spesso erano attrezzi da lavoro. Con l’evoluzione e l’arrivo del karate, il concetto della difesa a mani nude e con utensili di vario genere, si evolse e si arrivò alla creazione di armi vere e proprie molto più pericolose e letali.
Nel karate molti kata possono essere eseguiti con l’utilizzo di armi bianche. Si passa dal semplice bastone, il bo, per poi passare al manganello di legno (utilizzato spesso anche dalle forze armate), il tonfa, ai piccoli tridenti di metallo utilizzati sempre in coppia, i sai, senza escludere i famosi nunchaku che sono tra i discendenti più diretti degli utensili usati dai contadini e ne fanno parte anche la kuwa (la zappa) e la kama anch’essa usata in coppia per formare una temibile arma, due falci pronte a tener testa ad ogni avversario e, all’occorrenza, a mietere il grano.